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PARENTOPOLI BIS ALL’UNIVERSITA’ DI MESSINA: IL FIGLIO DEL
DOCENTE CARMELO MIGLIARDO E LA NIPOTE DEI PROFESSORI ALDO E
CONCETTA EPASTO SI AGGIUDICANO GLI ULTIMI POSTI DELLA ‘TORNATA
SCANDALO
MESSINA - Portarli a
termine è stato mollo difficile: più volte i commissari eletti
si sono dimessi ed è stato necessario sostituirli. L’esito,
però, è stato quello solito: figli e nipoti hanno ingrossato
l’organico dell’Università di Messina, intessuto di una fitta
ragnatela di parentele.
Erano gli ultimi due concorsi per aggiudicarsi posti di
ricercatore all’Ateneo nell’ambito di una tornata di 31,
bandita a febbraio del 2008, nella quale 7 bandi avevano visto
prevalere figli e nipoti. Uno, di Economia politica per la
Facoltà di Economia e commercio, è andato a Carlo Migliardo,
figlio di un docente, Carmelo, ordinario nella stessa
disciplina e nella stessa facoltà guidata dal preside Luigi
Ferlazzo Natoli. L’altro, di Geografia Economia per la Facoltà
di Scienze della Formazione del preside Ninni Pennisi, se
l’è aggiudicato Simona Epasto, laureata in Giurisprudenza,
iscritta all’Ordine degli avvocati di Messina, nipote di due
docenti della stessa Facoltà, Concetta, ordinario di Pedagogia
e Aldo, associato della stesa disciplina.
Ma se gli atti del primo concorso sono stati approvati dal
rettore dell’Ateneo di Messina, Francesco Tomasello,
quelli del secondo ancora sono al vaglio del Magnifico e non
sono stati resi pubblici. Carlo Migliardo non ha avuto
difficoltà a sbarazzarsi dei suoi due concorrenti: si sono,
infatti, eliminati da soli. Hanno presentato la domanda, i
titoli, che sono stati valutati dalla commissione, ma alle
prove scritte non si sono presentati. Se n’è rimasta a casa
anche Lara Gitto, allieva di Giuseppe Sobbrio, docente di
Economia alla Facoltà di Giurisprudenza, benchè il suo
curriculum fosse stato valutato dalla commissione “più che
buono” e i titoli “discreti anche se in alcun casi poco
congruenti con il settore scientifico disciplinare”.
Al contrario di Migliardo, il nuovo ricercatore figlio
d’arte, che ha ottenuto dalla commissione un giudizio di
“sufficienza” per il curriculum e i cui lavori “sono stati
ritenuti apprezzabili per quanto non abbiano ancora trovato
alcuna collocazione in riviste scientifiche”. Uno dei
commissari, Antonio Acconcia, che ha preso il posto del
commissario eletto, è stato più esplicito: “Quanto alle
pubblicazioni, i lavori valutabili sono due: uno a firma
singola, è una versione evidentemente provvisoria e allo stato
non sufficiente; I’altro, a firma congiunta con due coautori,
è sufficiente”. ll giudizio dei commissari non è mutato nel
corso delle prove scritte: “appena sufficiente” e
“sufficiente”, le valutazioni collezionate.
Ma Migliardo, a quel punto, non aveva rivali. E ha così
strappato la tanta sospirata idoneità.
Nella stessa tornata, l’Ateneo ha bandito un altro posto di
ricercatore in Economia politica: destinato, questo, alla
facoltà di Scienze politiche. Le prove si sono tenute un anno
prima di quelle del concorso che ha vinto, ma Carlo Migliardo
non ha neppure presentato la sua candidatura. Sarà, adesso, il
più stretto collaboratore del padre, protagonista tra il 2O02
e i 2005 di una prodigiosa scalata nel mondo accademico. Era
stato per molti anni ricercatore, poi di colpo ha vinto due
concorsi: uno di associato e uno di ordinario. Migliardo è un
cognome noto nel mondo accademico messinese. ll fratello di
Carmelo, Placido Migliardo, di recente scomparso era ordinario
di Fisica alla Facoltà di Scienze. La figlia di quest’ultimo,
Federica, balzò agli onori della cronaca nazionale denunciando
di essere stata boicottata in un concorso per ricercatore di
Fisica andato ad un così detto “figlio di nessuno”, Andrea
Mandanici. Fu lo stesso preside della Facoità di Scienze,
Mario Gattuso ad intervenire: “Mandanici meritava il posto”.
ll posto di ricercatore di Geografia Economica andato ora a
Simona Epasto fu bandito dal Senato accademico a febbraio del
2008 in base ad una delibera del Consiglio di Facoltà di
Scienze della Formazione che fu adottata al termine di una
riunione infuocata: secondo alcuni docenti, infatti, in una
facoltà che, come denuncia il preside Pennisi, “presenta
nell’ateneo di Messina le più grosse carenze di docenti in
relazione al numero degli iscritti ed alcuni degli 8 corsi di
laurea rischiano di dover essere chiusi”, la Geografia -
economica “non era - sostenevano questi docenti - tra le
discipline che era necessario con più urgenza coprire”. E’,
infatti, una materia che figura in soli due corsi di laurea e
alle eventuali necessità si sarebbe potuto sopperire bon
l’utilizzazione dei sei docenti (2 ordinari e 4 ricercatori)
di Geografia, disciplina affine. La maggioranza del Consiglio
di facoltà la pensò diversamente grazie anche al sostegno che
diede a questa decisione il preside Pennisi. ll concorso è
iniziato con il piede sbagliato, ed è proseguito peggio:
dapprima si è dimesso Edoardo Boria dell’Università La
Sapienza di Roma e, successivamente, Luca Zarrilli, associato
dell’Università di Chieti, sostituiti rispettivamente Gianni
Petino e da Oria Tallone. Simona Epasto, prima di partecipare
al concorso, all’attivo aveva un dottorato di ricerca in
Geografia svolto nell’ambito del Dipartimento di Scienze
sociali ed economiche diretto dal preside di Economia, Luigi
Ferlazzo Natoli. Sul catalogo d’ateneo risulta una sola
pubblicazione “Problemi di geografia culturare in Europea”, un
articolo di dodici pagine pubblicato sulla rivista Vega. Del
curriculum, nulla è dato sapere: a quanto risulta, “non ha
dato il consenso alla pubblicazione”. MICHELE SCHINELLA -
centonove del 30-10-09
E PER LA SERIE NULLA DI NUOVO
SOTTO IL SOLE...
Facoltà di Agraria: tutto in famiglia
Di Quirino Paris - 24 ottobre 2008
Perché interessa tanto il nepotismo nell’università
italiana? Perché rappresenta la punta dell’iceberg del
malcostume che inevitabilmente si instaura quando non vi siano
incentivi e penalità, sia a livello individuale che di ateneo,
nel reclutamento del personale accademico. I casi delle
facoltà di Agraria di Catania e Palermo, con un buon numero di
docenti di uno stesso dipartimento legati da rapporti di
stretta parentela.
Nel settembre 2005, il professor Piero Tosi, a quel tempo
rettore dell’università di Siena e presidente della Crui,
scriveva che i concorsi-truffa erano semplicemente degli
episodi. Nel 2006 Tosi dovette abbandonare entrambe le cariche
anche in seguito a un concorso al quale aveva partecipato il
figlio. Da allora, è emerso che molte facoltà dell’università
italiana sono coinvolte in situazioni di nepotismo. Roberto
Perotti, nel suo volumetto intitolato L’università truccata
l’ha documentato ampiamente per l’università di Bari e la
facoltà di Medicina de La Sapienza di Roma (Roberto Perotti,
L’università truccata, Einaudi 2008).
L’esempio di Catania e Palermo
Perché interessa tanto il nepotismo? Perché rappresenta la
punta dell’iceberg del malcostume universitario che si
instaura inevitabilmente quando non vi siano incentivi e
penalità, sia a livello individuale che di ateneo, nel
reclutamento del personale accademico.
In un’analisi dettagliata della situazione nel 2006, “Ateneo
Palermitano”, giornale on-line diretto da Francesca Patanè, ha
messo in risalto il sorprendete livello di nepotismo che vige
nelle facoltà di Agraria di Catania e di Palermo.
Con centotrenta unità di personale accademico e ventitré
persone legate da stretta parentela, la facoltà di Agraria di
Palermo presenta un tasso di nepotismo di quasi il 18 per
cento. Le punte più alte riguardano gli economisti agrari. Nel
dipartimento Esaf (Economia dei sistemi agro-forestali) su
diciannove docenti, dieci hanno rapporti di parentela con
altri docenti dello stesso dipartimento, con una percentuale
vicina al 53 per cento. Seguono il dipartimento di Colture
arboree con il 23 per cento e il dipartimento di Agronomia
ambientale e territoriale con il 17 per cento.
Nella facoltà di Agraria dell’università di Catania, su
cinquantuno professori ordinari, quattordici hanno rapporti di
stretta parentela per un valore del 27 per cento. Nel
dipartimento di Scienze e tecnologie fitosanitarie, quattro
professori su dieci hanno rapporti di parentela con altri
docenti dello stesso dipartimento o della facoltà, per un 40
per cento di tasso di nepotismo. Nel dipartimento di Scienze
economico-agrarie ed estimative si trovano tre parenti su nove
afferenti, per un tasso del 33 per cento.
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