
ACITREZZA di V. G. Barrett
"Misura d'Amore": in
realtà, l'amore di cui si narra non ha misura; e davvero
a valutarlo si potrebbe usare la pericolosa parola "smisurato".
Vincent, l'io narrante, l'io poetante, ama con tutto se stesso,
con tutte le sue forze - tranne quelle che riserba alla
professione giornalistica; varrebbe la pena indagare anche su
questo, cioè sulla capacità dell'uomo di mantenere, nella sua
mente conquistata dall'ossessione amorosa, un angolo intatto e
dedicato al lavoro: forse è quello che lascia distinguere
l'amore dalla patologia.
Vincent, dunque, ama Vincent, perché gli
amanti (o meglio l'amante e l'amata) hanno lo stesso nome e
davvero è l'unica cosa in comune, a partire dall'identità: di
Vincent conosciamo il lavoro, l'aspetto, qualche abitudine,
sappiamo insomma abbastanza; di Vincent non sappiamo
sostanzialmente nulla, se non che è minuta e sottile: piccola,
in una parola, e del tutto spregiudicata. Bellissima?, certo, a
sentire Vincent (ma quanto vale la testimonianza d'un uomo
innamorato?): è in ogni modo una donna che piace agli uomini,
soprattutto per quella sua non nascosta ed anzi proclamata
sensualità. È una sorta di animale femminile avido, egoista ed
affascinante: la donna primordiale, potrebbe venir da dire.
Alla vigilia del terzo millennio, in una
Sicilia per nulla insistita, per nulla turistica, arde la
passione di Vincent, tra fiammate di desiderio, scintille di
amore puro, densi fiumi di carnalità. E a tutto questo fa
riscontro la coerenza sconcertante di Vincent, che di uomo in
uomo cerca, a realizzare la sua vita, un'avventura amorosa senza
fine, sempre rinnovata ma poco importa se sempre nuova; torna
sui suoi passi, recupera, riprende e riabbandona i suoi partner,
che valuta da amante, anzi da amatrice espertissima. Vincent è
naturalmente uno di questi (il più indifeso?) e ci si persuade,
leggendo, che se non per lui, per lei sarà sempre così, fino a
quando le sarà possibile, fino a quando cioè non la psiche
invincibile, ma il vincibile soma non la sosterrà più.
Chi lamenta che non si scriva e non si racconti
più d'amore, può trovare quanto va cercando in questo
intenso libro di Vincent G. Barrett; costruito fuori da ogni
convenzione: prosa e versi s'alternano (meglio direi si
compenetrano). A momenti di crudo realismo replica una poesia
sottilissima, e non ci sono reticenze e tutto viene detto; e il
lettore si lascia condurre in una sorta di labirinto, che è lo
stesso da cui Vincent forse vuole o forse non vuole uscire.
Ho scritto che sarà sempre così per lei, non per
lui. Riuscirà a sottrarsi alla mantide? Anche se si
profila qualche cupo pensiero di fine, lo si può sperare. (io,
per me, lo spero: qualche sintomo, pur nebbioso, di stanchezza e
quindi di riscatto, l'ho trovato nel viaggio a Capri; la
tensione di Vincent m'è parsa un poco allentarsi; forse ha
cominciato a misurare il suo amore).
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